Stamattina, 13/02/14, la Digos ha effettuato perquisizioni nelle case
dei compagni più rappresentativi di tutti i movimenti precari Bros sia
di Napoli che di Acerra e nella sede del Centro sociale Banchi Nuovi in
Via del Grande Archivio. Ad una decina di compagni, su un totale di 35,
sono stati notificati gli arresti domiciliari mentre gli altri, portati
in questura, si sono visti notificare l’obbligo di dimora ed il divieto
di lasciare il proprio domicilio fino alle ore 14. Oltre ad accuse come
devastazione, blocchi stradali, occupazione di uffici pubblici e
interruzione di pubblico servizio, per tutti il reato contestato è di
associazione a delinquere finalizzata a turbare l’ordine pubblico per
fare pressioni sulle istituzioni ed ottenere “scelte gestionali della
pubblica amministrazione corrispondenti a politiche sociali di tipo
assistenzialistico”.
Queste accuse, che, nei fatti, sanciscono l’arbitrio di trattare come
reato qualunque lotta e rivendicazione di carattere sociale che veda
come controparte le istituzioni, sono state formulate nell’ambito
dell’inchiesta avviata dalla magistratura sulla lotta dei disoccupati e
che già nel 2011 aveva portato a fermi e perquisizioni. Da allora sono
passati altri 3 anni, ma mentre la magistratura continua efficientemente
a costruire accuse ridicole verso un movimento la cui unica colpa è
quella di non essersi arreso e di continuare a rivendicare lavoro ed il
diritto a vivere, nessuna risposta concreta è arrivata dalle istituzioni
ed in particolare dalla Regione Campania. In questi anni il movimento
dei disoccupati si è scontrato con un provocatorio atteggiamento di
chiusura e di rifiuto a dialogare in particolare da parte dell’Assessore
regionale al Lavoro e questo nonostante gli impegni presi verso questi
disoccupati sia con delibere regionali che con convenzioni
interistituzionali; nonostante giacciano ben 7,5 milioni di fondi già
stanziati per l’avvio al lavoro degli ex progetto Bros; nonostante i
solleciti venuti anche dal Parlamento a chiudere questa vertenza.
E’ singolare che questa ennesima retata venga a ridosso di una
possibile concretizzazione di una data per un incontro
interistituzionale invocato da più di due anni dai disoccupati. E’
singolare, cioè, che proprio quando il Ministero del Lavoro si
apprestava a dare una valutazione dei progetti presentati dal Comune di
Napoli per dare uno sbocco lavorativo a questi disoccupati e si
apprestava a chiamare la stessa Regione, oltre che il Comune e la
Provincia ad un tavolo per provare a chiudere questa vertenza, si
rinnovino atti repressivi volti a criminalizzare questa platea di
disoccupati. A chi giova?
L’accusa di associazione a delinquere, che rispediamo al mittente, e la
turbativa dell’ordine pubblico andrebbe fatta a quanti, politici di
destra come di sinistra hanno costruito sulla pelle dei disoccupati le
loro fortune politiche alimentando, a solo scopo elettoralistico,
aspettative ed illusioni, puntualmente disattese, tra migliaia di
disoccupati; a quanti, in tutti questi anni, hanno sperperato milioni di
euro senza creare nessun posto di lavoro per noi disoccupati continuando
a favorire gli interessi di pochi; a chi non dà risposta ai bisogni di
una città ridotta allo stremo; a chi gioca sporco pur di liberarsi di un
movimento di disoccupati che non si piega agli intrighi di palazzo e
che, con le sue denunce e la sua presenza in piazza, è diventato un
intralcio al solito e vecchio dispiegarsi della politica occupazionale
basata sulle clientele a cui qualcuno vorrebbe tornare.
Abbiamo saputo che, in contemporanea agli arresti dei disoccupati
napoletani, a Roma ci sono stati arresti e denunce per una ventina di
esponenti del movimento per il diritto all’abitare. Queste retate,
insieme agli arresti e le accuse di terrorismo per gli attivisti della
No TAV, ai licenziamenti e la repressione per gli immigrati della
logistica in lotta, alle denunce ai lavoratori dei trasporti di Genova,
sono il chiaro segnale che si vuole colpire chi alza la testa e si
organizza per rivendicare i propri diritti.
Non saranno gli arresti ed accuse così vergognose che fermeranno la
lotta dei precari Bros, né una repressione dispiegata fermerà quella
dei tanti compagni, lavoratori, precari, occupanti di case che lottano
per difendersi dagli attacchi di padroni e governo.
Libertà per tutte/i le/i compagne/i
La lotta non si arresta!
Movimento di lotta Banchi Nuovi
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